MOTIVAZIONE: per aver autorizzato la realizzazione di una discarica per “rifiuti speciali non pericolosi” a due passi dal Parco Naturale del Mont Avic, scrigno di ambienti protetti e biodiversità montana.
Dal sito istituzionale della Regione Autonoma Valle d’Aosta: “Il Parco Naturale Mont Avic, primo parco naturale valdostano, è stato istituito nell’ottobre 1989 al fine di conservare le risorse naturali presenti nella medio-alta valle del torrente Chalamy, in comune di Champdepraz”.
Gli ambienti selvaggi, le zone umide, i laghi alpini di incomparabile bellezza, la ricca biodiversità dei luoghi hanno contribuito, nel corso degli anni e soprattutto nell’ultimo decennio, alla diffusione di un turismo dolce e attento alla montagna. I confini del Parco si sono ampliati, comprendendo anche alcune zone del comune di Champorcher.
Tutto ciò faceva sperare che le zone immediatamente a valle del territorio del Parco fossero considerate alla stregua di fasce di rispetto. Aree in cui, in altri termini, fossero evitate attività potenzialmente impattanti per l’ambiente e non idonee ai due piccoli Comuni (Issogne e Champdepraz) che costituiscono le “porte d’accesso” del Parco.
Così non è stato, purtroppo.
Nell’ottobre del 2014 la Giunta Regionale valdostana allora in carica autorizzava la realizzazione e la gestione di una enorme discarica per rifiuti speciali inerti nel comune di Issogne ad una ditta privata, la CAPE s.r.l., proprietaria dei terreni interessati. L’impianto avrebbe dovuto sorgere in una cava dismessa al confine con il Comune di Champdepraz, e la quantità massima di stoccaggio assentita era di 270.000 metri cubi. Le tipologie di rifiuti includevano non solo inerti derivanti da edilizia e scavi, ma, applicando il massimo delle deroghe ammesse dalla normativa, anche rifiuti industriali, incluse sostanze chimiche potenzialmente pericolose, residui della lavorazione metallurgica, ecc.
L’impianto, però, non fu realizzato nei 5 anni previsti dalla suddetta Deliberazione, ma la CAPE richiese e ottenne dalla Regione una proroga di 24 mesi. Poco dopo, la Regione autorizzò la società DIMENSIONE GREEN srl, con sede a Segrate (MI), a rilevare l’attività, concludere i lavori e avviare lo stoccaggio dei rifiuti industriali.
Lo stato dell’arte è ora il seguente: a valle di uno dei più importanti siti naturali della Valle d’Aosta, attraversato dal tratto terminale del torrente Chalamy – e soggetta a rischio di inondazione – sta sorgendo una mega discarica di rifiuti industriali che potrebbe stoccare fino a 3.000.000 di metri cubi di materiale.
La Giunta Regionale attualmente in carica, incalzata dall’attivismo del Comitato “La Valle non è una discarica” composto da residenti nei Comuni interessati, ha finalmente cercato di porre dei limiti alla prevedibile importazione da fuori regione di rifiuti industriali, ma il provvedimento regionale è attualmente sottoposto a due impugnazioni :una della ditta Dimensione Green: al TAR regionale e una seconda, da parte del Governo italiano,addirittura dinnanzi alla Corte Costituzionale.
Tutto questo poteva essere evitato. E’ mancata, come spesso accade, un’idea di governo del territorio, sia da parte delle amministrazioni locali che ora si oppongono al progetto, sia da quella regionale che ha scelto, per ben due volte e con due Giunte diverse, di autorizzare una discarica di rifiuti anche industriali.
Governo del territorio significa valutare a quali usi destinare una determinata area. Nel nostro caso, si sarebbe potuto evitare di trasformare una cava dismessa in discarica.
In quel sito esiste un laghetto, costituitosi in seguito alle precedenti attività di estrazione, che poteva essere destinato, ad esempio, ad area di protezione degli uccelli migratori, per integrare l’offerta turistica dei Comuni del Parco.
Motivo per cui Legambiente assegna una Bandiera Nera della Campagna nazionale di Carovana delle Alpi a Regione e Amministrazioni comunali.