Legambiente Valle d’Aosta esprime una forte preoccupazione circa le conseguenze che le modifiche alla legge sui parchi, in discussione alla Camera in questi giorni, potrebbero comportare per i parchi e per le aree naturali protette della nostra Regione.
I punti critici della legge che il nostro Circolo vede sono:
– La governance: secondo la nuova legge, al Presidente e al Direttore del parco non sarebbero richieste competenze scientifiche o naturalistiche ma una esperienza nelle istituzioni per il primo (magari un ex-politico?) e delle capacità manageriali per il secondo. Il Direttore anziché essere nominato dal Ministro, come finora, sarebbe scelto dal Consiglio Direttivo (cioè in sostanza dal Presidente di cui sopra!). Nel Consiglio Direttivo diventa preponderante la rappresentanza delle categorie economiche locali, in particolare del settore dell’agricoltura. – Le royalties: attraverso la possibilità di introitare delle royalties i parchi vengono stimolati a sfruttare economicamente le risorse naturali presenti sul loro territorio. Per alcuni parchi nazionali potrebbe trattarsi di impianti di estrazioni petrolifere. Per i nostri parchi si possono ipotizzare, in primis, le centraline idroelettriche, ma anche gli impianti di risalita e le piste da sci o i percorsi di down hill. – L’agricoltura: viene ipotizzato uno sviluppo dell’agricoltura che, in Valle d’Aosta, si coniuga difficilmente con i parchi (sia con il Parco del Gran Paradiso che con il Parco Mont Avic) a causa della loro altitudine. Potrebbe invece interessare qualche Area Naturale Protetta (alcune di queste si trovano a media altitudine), però un loro utilizzo agricolo (ad esempio per vigneti) rischierebbe di distruggere o danneggiare l’habitat e/o le specie per la cui tutela l’area stessa è stata individuata. – La caccia: si amplierebbero le possibilità di caccia nelle aree contigue ai parchi. – La gestione: non è previsto il potenziamento né della sorveglianza, né delle dotazioni organiche, né delle risorse economiche. La nuova visione del parco come promotore di sviluppo economico, ed anzi di auto sviluppo, anziché come luogo di conservazione e studio degli ambienti naturali di pregio, rispecchia la filosofia economicistica sempre più dilagante: tutto al servizio del profitto! Per quanto riguarda il Parco Nazionale Gran Paradiso, di cui da tempo è stato previsto lo sdoppiamento della sede, che ora si trova a Torino, in due località, una valdostana e una piemontese, non condividiamo tale scelta, sia per il rischio di una perdita di prestigio del Parco più antico d’Italia, sia per la possibile regionalizzazione e la conseguente deriva localistica. Il fatto che il Parco regionale Mont Avic sia ogni anno più povero di mezzi non ci fa sperare che per il futuro la Regione sarà più prodiga dello Stato, né che saprà farsi meglio carico di questi suoi “tesori” naturali.