Tutti gli articoli di adminvda

REFERENDUM DEL 17 APRILE : DIBATTITO ORGANIZZATO DAI GIOVANI DEMOCRATICI IN COLLABORAZIONE CON LEGAMBIENTE

Il referendum sulle trivellazioni in mare si avvicina, nel quasi totale silenzio dell’informazione. Convintamente schierati per il Sì, siamo coscienti che le persone debbano essere, prima di tutto, informate per poter scegliere. Perciò abbiamo volentieri accettato l’invito dei Giovani Democratici ad organizzare il dibattito di cui pubblichiamo la locandina, e al quale invitiamo tutti, ma soprtattutto i giovani, a partecipare.

FB_IMG_1459889729159

Ferrovia Aosta – Pré-St-Didier: uno scandalo che deve finire . Legambiente plaude all’iniziativa di Federconsumatori

12313825_10153610495916609_1966153643130612237_n

Legambiente Valle d’Aosta apprezza l’intelligente iniziativa di Federconsumatori che ha chiesto a Regione, RFI, Ministero dei Trasporti e Ministero delle Finanze di scoprire il loro gioco.

“La richiesta di accedere agli atti relativi al passaggio di competenze sulla ferrovia dallo Stato alla Regione autonoma – ha dichiarato la presidente Alessandra Piccioni – è il modo più diretto per vedere come sia stato possibile tradurre l’obbligo di legge di mantenere e promuovere il trasporto su rotaia in una “sospensione” del servizio che sta creando enormi disagi agli utenti”.

 

I furbetti dell’idroelettrico non restino impuniti

PUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE LA LETTERA CHE ABBIAMO INVIATO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE VALLE D’AOSTA, ALL’ASSESSORE BACCEGA E AI MINISTRI GUIDI E GALLETTI.

Con la presente, la scrivente Associazione:

– Ricordato che, da oltre un anno, sono state avviate delle indagini nei confronti delle imprese che operano in valle d’Aosta nella produzione di energia idroelettrica, in quanto è stato verificato che molte di loro hanno prelevato per anni una quantità di acqua maggiore rispetto a quanto concessionato;

– considerato che il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) e la Magistratura stanno provvedendo ad indagare e ad intervenire (ciascuno per le proprie competenze) sulla situazione di diffusa e persistente illegalità nel campo della produzione idroelettrica in Valle d’Aosta: superamenti nei limiti di potenza, prelievi maggiori rispetto a quanto concessionato, mancato rispetto del Deflusso Minimo Vitale (i prelievi illeciti hanno interessato 10 dei 14 impianti controllati, di cui uno addirittura sprovvisto di titolo concessorio), in forma prolungata e recidiva; nel frattempo, l’Ufficio delle Dogane di Aosta ha scoperto un’evasione di accisa milionaria;

– richiamato il dibattito svoltosi in Consiglio Regionale e, in particolare, il comunicato stampa del 9 marzo scorso con cui l’Assessore alle opere pubbliche e difesa del suolo, Mauro Baccega, dichiarava che “gli interessi della Regione sono già tutelati nella misura in cui sono stati recuperati i canoni ed i sovra canoni dovuti e sono state elevate le sanzioni previste per legge”, senza peraltro chiarire con quali modalità e in quale entità le stesse siano state applicate;

– considerato che la Regione è tenuta ad applicare, nei confronti delle imprese responsabili di illegalità, le sanzioni di cui al Regio Decreto n.1775 del 1933 e ricordato che con la Delibera di Giunta Regionale n. 1436 del 2015 era stato individuato, in applicazione del R.D., un impianto sanzionatorio molto dettagliato e complesso, che è stato però stralciato di recente (con DGR n.189/2016), per dar seguito ad una protesta di Assorinnovabili, associazione dei produttori;

– considerato che i canoni e sovra canoni applicati dalla Regione valle d’Aosta sono tra i più bassi in Italia e visto che le sanzioni, previste dal Regio Decreto, sono inadeguate ai tempi e all’enorme sviluppo conseguito dall’idroelettrico e che quindi, allo stato attuale, l’esiguità delle sanzioni rende convenienti le condotte illegali;

– visto che le imprese del settore, oltre a fare business ed arricchirsi con i certificati verdi, in molti casi abusano dei loro diritti e prelevano più acqua del dovuto, per aumentare illecitamente i loro profitti, con grave danno ambientale ed erariale a scapito di un bene comune come l’acqua pubblica,

conseguendo dei profitti illeciti anche milionari;

– considerato che i cittadini valdostani non solo vengono privati di una loro risorsa paesaggistica importante, quali sono i torrenti (impoveriti se non privati delle proprie acque), ma subiscono anche la beffa di finanziare lo scempio;

– avendo denunciato in passato la grave insufficienza dei controlli dell’amministrazione regionale sulla progettazione, realizzazione e gestione delle centrali idroelettriche;

chiede:

al Presidente della Regione, Augusto Rollandin:

di voler garantire che vengano adeguatamente sanzionate le imprese che per anni hanno utilizzato illecitamente le acque pubbliche della Regione, applicando le penalità previste dall’art.17 del Regio Decreto, che prevedono anche la revoca della concessione nei casi più gravi, e recuperando alle casse pubbliche il maltolto;

di voler rivedere le tariffe dei canoni e sovra canoni da applicarsi in relazione alle concessioni ad uso idroelettrico, al fine di colmare il divario fra i profitti delle imprese e le entrate pubbliche derivanti dalla produzione delle energie rinnovabili, al momento decisamente squilibrate in favore dei privati;

di voler individuare i siti non idonei all’installazione di impianti idroelettrici, così come previsto dal Decreto Legislativo n.387/2003, a tutela delle bellezze paesaggistiche e naturali;

al Ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, di voler provvedere ad aggiornare le norme relative alle sanzioni nel campo delle concessioni idriche, tenuto conto che l’impianto sanzionatorio è vecchio e inadeguato ai tempi (Regio Decreto del 1933, mentre la contestazione di Assorinnovabili si fonda sul Regio Decreto n.1285 del 1920); norme che richiedono di essere adeguate alla situazione che si è venuta a creare con lo sviluppo enorme conseguito dal settore dell’idroelettrico, a seguito delle incentivazioni introdotte;

al Ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti, di voler fornire alle Regioni delle indicazioni più incisive e vincolanti per quanto riguarda il rispetto dei corsi d’acqua e l’individuazione dei siti non idonei, così come previsto dal Codice per la Tutela del Paesaggio (D.Lgs.n.42/2004), dalla Costituzione, e dalla Direttiva 2000/60/CE. Chiediamo che siano maggiormente tutelati il paesaggio e la biodiversità e che la natura e il clima non abbiano a subire conseguenze dall’impoverimento delle acque superficiali e delle falde acquifere. Ricordiamo che tutelare il paesaggio e la natura, per una regione montana che vive di turismo, significa anche tutelare maggiormente gli interessi e le economie delle popolazioni interessate.

Memoria corta 2 : perchè arpa smentisce se stessa?

untitled

Dopo la nota di risposta di ARPA a quanto Legambiente ha affermato via comunicato stampa annunciando la propria uscita dall’”Osservatorio sulla qualità dell’aria in ambito urbano”, riteniamo opportuno precisare alcuni aspetti della nostra scelta.

Legambiente non mette in discussione la precisione e l’attendibilità scientifica dei dati delle rilevazioni delle stazioni di monitoraggio, ma unicamente (e lo ribadiamo) la scelta del posizionamento di quella deCCdicata al monitoraggio industriale.

Sicuramente la nuova ubicazione risponde a due dei tre criteri indicati dal Dlgs 155/2010 (si trova in un’area frequentata dalla popolazione ed i dati raccolti sono influenzati prevalentemente dalle emissioni dell’acciaieria), ma non al terzo, che prevede che il posizionamento sia idoneo a “verificare l’applicazione delle migliori tecniche disponibili presso gli impianti industriali.”

Queste tecnologie servono, appunto, ad abbattere le emissioni inquinanti degli impianti industriali. Ma per far questo in modo attendibile la stazione di monitoraggio deve essere posizionata all’interno della zona di maggiore ricaduta degli inquinanti, cosa che ora non avviene.

E che non avvenga non lo dice Legambiente, ma ARPA stessa: nel report annuale del 2014 sulla qualità dell’aria – allegato “Siti industriali”, leggibile al link http://www.arpa.vda.it/images/stories/ARPA/aria/retemonitoraggio/bollettinimensili/2014/siti_industriali_allegato_finale.pdf, alla pag. 3 e seguenti – commentando le misurazioni in parallelo effettuate tra il vecchio sito di Via Primo Maggio ed il nuovo di Pépinière, ARPA rilevava le seguenti differenze a “favore” del vecchio sito:

Contenuto di metalli nelle polveri PM10: +118% per il nichel e +240% per il cromo; contenuto dei metalli nelle deposizioni: + 40% per il nichel e più 332% per il cromo

Allora perché parlare di dati in miglioramento? Alle misurazioni di Pépinière va, quantomeno, applicata questa “tara percentuale”, che ARPA stessa ha rilevato.

Le simulazioni modellistiche sono, appunto simulazioni: se i dati raccolti sul campo risultano poi differenti, bisogna tenerne conto.

Quindi, a nostro avviso, si aprono due strade: o, lo ripetiamo, si trova una nuova ubicazione alla stazione di monitoraggio industriale, oppure, se si vuole attendere la fine dei lavori di realizzazione del parcheggio, va sempre tenuto conto delle discrepanze sopra ricordate.

Anche e soprattutto quando si diffondono i dati presso la pubblica opinione.

Make sure you use the online HTML cleanup tool to avoid bad HTML tags on your website.

“Memoria corta”

 

Sito di Pépinière inadatto: i dati del sito di monitoraggio industriale analoghi a quelli urbani

Inutile in queste condizioni la untitledpartecipazione di Legambiente all’Osservatorio

Si è svolta martedì scorso, 8 marzo, la prima riunione del 2016 dell’Osservatorio sulla qualità dell’aria in ambito urbano. I dati illustrati e commentati dai media locali sottolineano una continua e costante diminuzione della concentrazione di metalli pesanti nelle polveri fini. In termini semplici, questo dato starebbe ad indicare che la Cas, principale fonte di questo tipo di emissioni, ha un impatto sempre minore sulla qualità dell’aria di Aosta e della Plaine. I numeri, in effetti, paiono confortanti: addirittura il dato del nikel scenderebbe sotto il livello obiettivo di 20 nanogrammi per metro cubo, con un tranquillizzante 14.
Tutto bene, dunque? A nostro avviso non è possibile affermarlo con certezza.
L’A.R.P.A. e le autorità competenti in tutela della qualità dell’aria, e quindi della salute dei cittadini, soffrono, a nostro avviso, di memoria corta.
Si dimenticano, infatti, che i dati rilevati dalla nuova stazione di monitoraggio industriale di Pépinière, e in particolare quelli riferiti alla presenza di metalli pesanti nell’aria e nelle deposizioni atmosferiche, sono risultati fin da subito sensibilmente inferiori rispetto ai rilevamenti della vecchia stazione di Via Primo Maggio. In linea generale, inoltre, i dati risultano analoghi a quelli della stazione di fondo urbano di Piazza Plouves.
Come A.R.P.A. stessa aveva ammesso nella riunione dell’Osservatorio del novembre 2014, pochi mesi dopo l’entrata in servizio del nuovo punto di rilevamento industriale e in ragione delle misurazioni svolte inizialmente in parallelo con quello vecchio, per molte sostanze i dati non erano nemmeno confrontabili con quelli di via Primo Maggio. Avvalendoci anche della consulenza del Comitato Scientifico di Legambiente nazionale, il nostro Circolo aveva subito fatto notare la scarsa attendibilità dei dati di Pépinière.
Lo avevamo detto allora e lo ribadiamo: a nostro avviso (e in base ad uno studio A.R.P.A. Del 2012), il sito di Pépinière, contrariamente alla vecchia stazione di Via Primo Maggio, non sta nell’area di maggiore ricaduta delle emissioni dell’acciaieria, come richiesto dal Decreto Legislativo 155/2010.
A dicembre 2015, abbiamo inutilmente avanzato richiesta ufficiale di individuazione di un nuovo sito, per avere nuovamente una stazione di monitoraggio industriale a norma di legge, atto a monitorare il reale impatto della Cas.
In una situazione in cui si fanno passare per ottimi dei dati inattendibili, non riteniamo più opportuno prendere parte ai lavori dell’Osservatorio sulla qualità dell’aria di Aosta.
Pertanto ci asterremo dal partecipare alle riunioni fino a quando non si aprirà una discussione seria sull’individuazione di un nuovo posizionamento della stazione di monitoraggio industriale,
Non mancheremo, invece, di continuare a seguire da vicino la situazione delle emissioni dell’acciaieria e dell’impatto delle altre fonti inquinanti sull’aria e quindi sulla salute dei cittadini di Aosta e dei comuni della Plaine.