Comunicato stampa congiunto del Coordinamento nazionale tutela fiumi e di Legambiente Valle d’Aosta.
l Decreto Rinnovabili FER 1 non ha eliminato gli incentivi agli impianti idroelettrici nei corsi d’acqua naturali. Prevede, per l’accesso all’incentivo, la verifica e la certificazione, da parte delle Agenzie regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), che l’opera sia conforme alle Linee guida del Ministero Ambiente adottate in base alla Direttiva Quadro Acque, e in particolare che sia conforme alle tabelle 11 e 13 delle Linee Guida ministeriali stesse.
Anche in Valle d’Aosta è ripresa quindi la corsa agli incentivi per le centraline idroelettriche, nonostante sia uno dei territori le cui acque sono tra le più sfruttate d’Italia, come il Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi Free Rivers Italia e Legambiente VDA hanno più volte denunciato.
Le Agenzie regionali del Veneto, della Lombardia, del Piemonte si sono espresse in modo molto differenziato tra di loro e diverso rispetto ad ARPA della Valle d’Aosta nel valutare i progetti che hanno esaminato. Solo ARPA VdA ha ammesso agli incentivi tutti i progetti presentati.
Cinque sono i progetti presentati nell’autunno 2019 (altri si sono aggiunti nella primavera 2020). Fra questi, un nuovo impianto idroelettrico con opera di presa sul torrente Valnontey e centrale in località Cretaz, nel comune di Cogne presentato dalla Herren & F di Cogne. Il progetto è stato dichiarato da parte di ARPA conforme alla normativa e potrà avere accesso agli incentivi statali, nonostante comporti un notevole impatto e non sia del tutto conforme alle tabelle ministeriali.
Allo stesso modo sono stati dichiarati conformi gli altri 4 progetti: due sul torrente Evançon a Verrès (ditte Alenergy-ex Balzano e SIV, entrambe di Milano, con rappresentante legale Alberto Arditi), uno sul Saint Barthelemy (Saint Barth Basso di Courmayeur già Eaux Valdotaines) e uno sul torrente Urtier a Cogne (Energy Urtier con sede a Cogne).
Legambiente Valle d’Aosta ha chiesto chiarimenti sulle attestazioni rilasciate da ARPA, che si basano sulle direttive distrettuali dell’Autorità di Bacino del Po e non sulle tabelle 11 e 13 delle Linee Guida ministeriali, come invece stabilito dal Decreto Rinnovabili FER1.
ARPA dichiara che «le linee guida ministeriali sono state recepite in Conferenza Istituzionale Permanente presieduta dal Ministro dell’Ambiente. Pertanto, a meno di indicazione del Ministro dell’Ambiente, che in virtù della differenza tra concessione e incentivo e della necessità di criteri omogenei per la tutela ambientale e per una corretta concorrenza, inviti ad utilizzare le tabelle del DD 29 e metodi univoci proposti da SNPA, si ritiene opportuno utilizzare le indicazioni delle delibere distrettuali, e solo ove esse non regolamentino taluni aspetti si farà ricorso a quanto disposto dai DD 29 e 30».
Risulta, tuttavia, che indicazioni ministeriali per l’utilizzo delle tabelle 11 e 13 ci siano state: e allora si tratta di mancanza di dialogo tra istituzioni?
Così facendo, l’Italia rischia una procedura di infrazione comunitaria, oltre a rovinare gli ultimi torrenti naturali.
Insomma, un perfetto garbuglio all’italiana. E intanto il risultato è che si continuano a dare incentivi statali per opere che, in base ai dati del Gestore dei Servizi Energetici, forniscono una quantità di energia trascurabile.
A maggior ragione in un momento molto difficile per il nostro paese, secondo Free Rivers Italia e Legambiente VDA, servirebbe maggiore attenzione nell’erogare fondi pubblici e bisognerebbe puntare invece sulla valorizzazione dei corsi d’acqua naturali, anche con finalità turistiche.