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UN MAGLIONE CONTRO LA GUERRA – AUSTERITY FOR PEACE

Cosa possiamo fare come cittadini, imprenditori, enti pubblici per penalizzare chi ha fatto ricorso alle armi per risolvere controversie tra stati?

Rispolverare una non-arma tipica della lotta non violenta: il boicottaggio.

E’ evidente che i prodotti petroliferi sono di gran lunga la maggior fonte di entrate per la Russia, un flusso enorme di denaro che alimenta la macchina della guerra*.

Le sanzioni ipotizzate contro la Russia non riguardano però questo settore, tranne il blocco del gasdotto Nord Stream 2, perché noi paesi industrializzati necessitiamo di energia per alimentare le nostre attività quotidiane.

Siamo disposti a fare dei sacrifici, invece che usare le armi, per punire e favorire un cambio di rotta del governo russo?

Riduciamo la temperatura del riscaldamento dei nostri appartamenti di 2 gradi – propone il Circolo valdostano di Legambiente, aderendo alla manifestazione indetta per domani alla Porta Pretoria da sindacati e associazioni – accendiamo più tardi le luci e spegniamole prima: chiediamo di fare la stessa cosa negli uffici, nei negozi, nei centri commerciali, negli edifici pubblici, nelle strade urbane.

Insomma, indossiamo un maglione in più e chiediamo al governo italiano di ridurre da subito l’acquisto di gas e petrolio dalla Russia di almeno il 50% fino ad azzerarlo, sommando alla contrazione del consumo di energia derivante da questa austerity volontaria un incremento di produzione dalle fonti rinnovabili e l’approvvigionamento degli stessi da altri paesi produttori.

Un maglione è meglio di un fucile!

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* Ogni singolo giorno, secondo i calcoli di Bloomberg, la Russia vende 3,5 milioni di barili di petrolio e 275 milioni di metri cubi di gas a Europa, Stati Uniti e Gran Bretagna, incassando qualcosa come 700 milioni di dollari. Ogni 24 ore.

chamois: il lago di Lod minacciato dall’ennesimo progetto idroelettrico

Nell’estate del 2021 il lago di Lod, a Chamois, si presentava in questa forma splendida (vedi foto allegata), ricco di pesci e fauna invertebrata e ricoperto, in parte, da ninfee frequentate da libellule: sulle sponde sopravvive la vegetazione originaria che richiama il canneto delle paludi.

Purtroppo è stato adesso concessionato un progetto di impianto idroelettrico che utilizzerà il lago come vasca di accumulo per alimentare una centralina a valle del paese. L’acqua verrà prelevata nelle fasce orarie di convenienza di vendita e ripompata nel lago in quelle più economiche. Il fatto che si voglia oggi ridurre il lago ad un invaso a servizio di una centralina pare a noi un’idea assolutamente fuori luogo. Tanto più se si considera che la centralina porterà lauti profitti a colui che la realizzerà ma non compenserà in nessun modo gli abitanti e gli operatori della località di una perdita paesaggistica così importante. 

Il lago di Lod è di origine naturale e si è formato in una conca di risorgiva, priva di immissari e a tendenza stagnante, come molti laghetti alpini: rappresenta un gioiello naturalistico e paesaggistico che arricchisce l’immagine della località turistica, nota a livello nazionale e internazionale per il fatto di presentarsi come “il paese senz’auto, raggiungibile solo con la funivia”. L’assenza di auto è di per sé garanzia di pace, tranquillità, aria pura, paesaggio incontaminato, e tutta l’economia di Chamois è legata oggi al turismo. 

Il lago svolge una funzione così importante come attrattiva turistica che è stato collegato al capoluogo da una seggiovia ed è stato attrezzato con un’area pic-nic servita da fontanelle e barbecues. Il luogo è frequentatissimo, soprattutto nella stagione estiva, tant’è che sulle sue rive insistono parecchi ristoranti e bar. Anche nella stagione invernale la seggiovia, funzionale agli altri impianti sciistici, vede un continuo afflusso di turisti.

Per questo motivo Legambiente Valle d’Aosta ha inviato nei giorni scorsi delle osservazioni alla Giunta regionale e agli uffici preposti alla tutela dell’ambiente, in quanto ritiene che l’atto di concessione presenti degli estremi di illegittimità. Di sicuro siamo di fronte all’ennesima perdita di biodiversità della Valle a favore di interessi privati. 

(Si allegano foto del lago e osservazioni inviate in Regione)

L’impianto idroelettrico sui torrenti Grand ’Alpe e Vaudet nell’alta Valgrisenche si farà?

La difficile scelta dell’Amministrazione comunale di Valgrisenche

L’associazione Legambiente Valle d’Aosta ha inviato nei giorni scorsi una lettera al Consiglio Comunale di Valgrisenche e alla Giunta Regionale in merito alla scelta che il Comune sta ora affrontando tra il realizzare (o permettere di realizzare) l’opera e il chiudere la Società rinunciando definitivamente alla nuova centrale.

Ricordiamo che la realizzazione della centrale comporterebbe un impatto ambientale enorme, sia per le grandi opere di sbancamento dovute alla costruzione della centrale (che sorgerebbe sulle rive del lago Beauregard), sia per le condotte forzate che dovranno congiungere in alta quota la parte iniziale dei due torrenti con una galleria e poi scendere fino al lago, sia per lo spostamento e la sistemazione degli inerti estratti dalla galleria (70.000 mc); il tutto sul fragile territorio dell’alta valle a monte del lago, con dei rischi idrogeologici non indifferenti e con un impatto paesaggistico pesantissimo.

Considerando tale impatto e ricordando che la Valgrisenche ha già sacrificato tutti i suoi corsi d’acqua all’idroelettrico (basta guardare il rigagnolo che attraversa il capoluogo), abbiamo suggerito al Consiglio Comunale di dismettere il progetto, anche perché l’alternativa che si pone è quella di cedere le quote del Comune, che rappresentano l’80% della proprietà, ad un privato.

Privato che, naturalmente, avrà lo scopo di realizzare il massimo profitto possibile anche a scapito dell’ambiente e dell’economia turistica locale: e al quel punto il Comune non avrà più voce in capitolo per difendere il proprio territorio.

Visto che il progetto attualmente è scaduto, sia nella Valutazione Ambientale, sia nell’Autorizzazione Unica, e considerato che oggi lo stesso progetto non potrebbe più essere autorizzato, essendo in contrasto con le norme di tutela dei corsi d’acqua naturali promulgate negli anni recenti, alla Giunta Regionale, che ha comunque la responsabilità definitiva sulla realizzazione dell’opera, abbiamo quindi rivolto la domanda se intenda ri-valutare la validità dell’opera e considerarne l’impatto alla luce della maturata consapevolezza di quelli che sono i veri interessi delle popolazioni delle vallate, dove l’ambiente rappresenta la risorsa unica e duratura di fronte alle trasformazioni economiche e ai cambiamenti climatici. Aspettiamo adesso una risposta.

Gli inspiegabili motivi per non procedere all’allargamento del Parco del Mont Avic. LA REGIONE COLGA L’OPPORTUNITA’ DI VALORIZZARE E ACCRESCERE LE PROPRIE AREE PROTETTE!

Il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite di NaturaValp, l’Associazione di Valpelline scelta come esempio di turismo montano dell’avvenire in occasione della Giornata internazionale della Montagna dell’11 dicembre scorso, è forse il più vistoso dei tanti segnali del cambiamento di prospettiva in atto nel turismo di montagna.

Turismo responsabile, ambientalmente sostenibile, che rende i territori protagonisti con le loro qualità e bellezze naturali.

Sono queste le scelte economicamente più paganti, quelle che consentiranno alla montagna di frenare i fenomeni di spopolamento.

Per questo il Circolo Legambiente Valle d’Aosta, appreso con rammarico e delusione l’inspiegabile stop all’allargamento del Parco del Mont Avic, si affianca e sostiene le proteste del Comitato di Cittadini guidato da Giuseppe Peaquin e chiede alle forze politiche regionali e alla Presidenza della Giunta di sbloccare l’impasse istituzionale e portare a conclusione in breve tempo l’iter normativo necessario a concretizzare l’ampliamento previsto e, ci risulta, già finanziato.

Quali interessi potranno mai impedire che questo lodevole progetto giunga in porto? Quali voci dissonanti si oppongono, difendendo forse meri interessi personali?

Noi, al pari dei componenti del Comitato, non lo comprendiamo e, in questa come in altre analoghe situazioni, chiediamo risposte e azioni che mettano al centro il bene dell’intera collettività valdostana e delle generazioni future.

La centralina di Cortlys a Gressoney-La-Trinité di nuovo in pista dopo 18 anni. Il ricorso al Tribunale unica possibilita’ per difendere il sito.

Comunicato stampa congiunto di Legambiente e del Comitato per la Salvaguardia dell’Alpe Cortlys

La questione di Cortlys è ancora una volta davanti a un Tribunale.

Legambiente ha infatti fatto ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche contro l’atto con cui la Regione ha resuscitato il progetto di Cortlys. Progetto che, ricordiamo, andrebbe a stravolgere e a sottrarre le acque del torrente Lys alle sue origini, nell’anfiteatro morenico del Monte Rosa.

Nel 2017 l’autorizzazione a costruire l’impianto era ormai decaduta, i terreni espropriati restituiti, le poche opere realizzate avrebbero dovuto essere demolite. La società concessionaria, in liquidazione, aveva dichiarato di non essere più interessata all’impresa.

Ciononostante, la Regione ha proseguito con i procedimenti che aveva in corso e ha tentato di correggere i gravi errori del progetto che, se individuati nel 2004, avrebbero comportato la sottoposizione del progetto alla Valutazione di impatto ambientale.

La valutazione di impatto ambientale non è invece stata espletata né allora, né in seguito, nonostante l’incompatibilità del progetto con le norme di tutela ambientali: a quelle in vigore allora e a quelle in vigore oggi.

Si ritorna dunque al punto in cui si era nel 2009, quando fu rilasciata la concessione originaria. Cambia soltanto la concessionaria: con l’ultimo dei suoi atti, la Regione ha trasferito infatti la concessione alla Staffal Energy S.r.l. della famiglia Arditi.

L’azione giudiziaria non è mai per Legambiente la prima opzione ma in questo caso è stata l’unica possibilità. Il governo regionale in carica ha infatti ignorato le ripetute richieste di Legambiente, così come quelle del Comitato per la Salvaguardia e Tutela di Cortlys, di essere ricevuti per esporre la propria posizione su una questione ormai quasi ventennale.

La chiusura del governo regionale anche alla minima interazione con la società civile è sorprendente, inspiegabile e senza precedenti. D’altra parte si colloca in un quadro generale di disinteresse per tutto quanto riguarda la gestione delle acque regionali, o meglio di interesse per la produzione idroelettrica, a prescindere dall’irrisorio beneficio in termini di produzione di energia rispetto al danno ambientale.

Della situazione generale dello stato delle acque valdostane e delle nuove centraline autorizzate o in fase di autorizzazione, oltre che del progetto di Cortlys, tratterà un convegno organizzato da Legambiente per il 4 dicembre prossimo e che si terrà alle ore 15 presso la Biblioteca di V.le Europa ad Aosta (di cui verrà fornito prossimamente il programma).