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NEVEDIVERSA 2020. COSA OSTACOLA ANCORA IL TURISMO SOSTENIBILE IN VDA?

Torna anche nel 2020 Nevediversa, la Campagna invernale di Legambiente che vuole soprattutto invitare ad un approccio dolce alla neve, lontano da impianti di risalita, motoslitte ed elicotteri.

Un modo di scoprire la montagna, insomma, che privilegia il contatto diretto con la natura invernale, da scoprire in sicurezza al ritmo lento delle ciaspole, praticando sci di fondo o semplicemente passeggiando. Insomma: turismo sostenibile invernale.

Per questa edizione, il Circolo valdostano del Cigno verde propone a tutti i cittadini tre uscite, alla scoperta, come sempre, di altrettanti angoli splendidi della nostra Regione; tre giornate per riflettere sull’utilizzo del territorio, ieri e oggi, e sulla necessità di preservarlo o, quando è il caso, di rinaturalizzarlo.

Il programma permetterà di toccare con mano vari di questi aspetti.

Inizieremo infatti il 16 febbraio con una giornata sopra Doues, durante la quale andremo anche a vedere il relitto di un vecchio impianto di risalita abbandonato e ormai quasi inglobato nel bosco. La presenza di impianti dismessi e non smantellati tocca l’intero arco alpino ed è tempo di avviare un processo di rinaturalizzazione dei territori.

L’1 marzo (data nazionale della campagna Nevediversa) torneremo nel vallone delle Cime Bianche ribadendo, in questo modo, la nostra contrarietà al progetto di collegamento intervallivo tra la Val d’Ayas e Cervinia.

Infine, il 15 marzo, chiuderemo con una ciaspolata sopra Crevacol: una attività ben diversa da quella che si è tenuta il 26 gennaio scorso sul fondo valle della località, il Crevacol Ice Trophy (corsa di moto sul ghiaccio), manifestazione che avvalora, ancora una volta, l’immagine della montagna come divertimentificio, luogo nel quale ogni pratica è possibile, senza tener conto della fragilità dell’ambiente alpino.

Ecco il calendario in dettaglio:

DOMENICA 16 FEBBRAIO – Doues: escursione a Plan Dèbat

Ritrovo alle ore 9 a Variney (parcheggio di fronte al bar Papagrand).

Dislivello in salita: circa 600 m.; tempo di percorrenza in salita 2.30 h circa.

Solo per questa escursione, per chi desidera partecipare alla merenda-cena successiva, prenotazione obbligatoria entro le ore 20 di giovedì 13 febbraio.

DOMENICA 1 MARZO – Champoluc: escursione all’alpe Varda (Vallone delle Cime Bianche)

Ritrovo alle ore 9.30 a Saint Jacques, al capolinea bus.

Dislivello in salita: circa 650 m.; tempo di percorrenza in salita 2.30/3 h.

DOMENICA 15 MARZO – Saint Rhémy en Bosses: escursione all’Arp du Bois.

Ritrovo alle ore 10 nel piazzale di Crévacol.

Dislivello in salita 400 m.; tempo di percorrenza in salita 2 h. circa

Le iniziative prevedono un contributo di euro 5 a persona, comprensivi di accompagnamento con una guida e (eventuale) prestito di racchette e bastoncini.

Pranzo al sacco a carico dei partecipanti.

Al rientro, previsto intorno alle 16, possibilità di merenda-cena a carico dei partecipanti a prezzo concordato in locali del territorio.

Info e prenotazione OBBLIGATORIA entro le ore 18 del venerdì precedente l’uscita inviando una mail a legambientevda@gmail.com, oppure con messaggio Whatsapp o telefonando dopo le ore l8 a Denis 347 1237701 o ad Alessandra 331 3107463.

Le escursioni si svolgeranno con un minimo di 10 iscritti.

L’organizzazione si riserva di modificare i percorsi o annullare le escursioni, anche il giorno stesso, in caso di condizioni nivometereologiche avverse.

DISCARICHE POMPIOD E CHALAMY IL CONSIGLIO REGIONALE CI METTE UNA TOPPA ORA SERVE PUNTARE SULL’ECONOMIA CIRCOLARE

La discussione sul collegato alla legge di stabilità, approvata lo scorso 3 febbraio dal Consiglio regionale, ha visto una importante novità: l’ambiente e la salute dei cittadini hanno imposto l’agenda dei lavori attraverso il dibattito sulle discariche di Pompiod ad Aymavilles (oggi sotto sequestro per sospetto inquinamento ambientale) e di Chalamy ad Issogne (autorizzata ma non ancora in esercizio). Era infatti impossibile ignorare la pressione di Comitati, cittadini e associazioni, che si aspettavano una soluzione, o almeno che si riuscisse a mettere una toppa rispetto a scelte di errato governo del territorio.

Il testo approvato costituisce, a nostro avviso, appunto una toppa, ma presenta anche aspetti positivi che cercano di venire incontro alle giuste richieste dei cittadini. Tuttavia non è esente da rischi di ricorsi e impugnazioni: parliamo infatti, è bene ricordarlo, di due impianti già autorizzati, e dei quali è già stato individuato il gestore.

Per Chalamy, non ancora attiva, valutiamo positivamente la chiusura ad ogni possibile futuro conferimento di rifiuti (industriali?) di provenienza extraregionale, anche in considerazione della dubbia legittimità della proroga dell'autorizzazione.
Per Pompiod, ammesso e non concesso che l'azione giudiziaria ne permetta la riapertura, la limitazione al 20% della quota di rifiuti extraregionali, anche se migliorativa rispetto alla totale assenza di limiti, non mette di certo la parola “fine” né alla vicenda né alle preoccupazioni dei cittadini, ma rappresenta comunque un primo passo per risolvere la situazione delle discariche per rifiuti speciali in VDA.

Un altro passo significativo è l'approvazione dell'aumento delle tariffe di conferimento dei rifiuti in discarica (ecotassa) che ridimensiona l'estrema convenienza al conferimento da fuori Valle. 
Ci auguriamo che si prosegua su questa strada, anche per scoraggiare lo smaltimento puro e semplice, innescando finalmente meccanismi di economia circolare. Ricordiamo che la nostra regione è agli ultimi posti in Italia per percentuale di recupero e riciclo dei materiali inerti e speciali, e che solo da noi si aprono nuovi impianti, mentre sono in calo a livello nazionale.
 
L’equazione “ex-cava uguale futura discarica”, non va: Comuni e Regione devono ricordare che è loro compito pianificare e gestire l'uso del territorio, nell'interesse della collettività. 

Legambiente in collaborazione con i Comitati dei cittadini, continuerà a monitorare ogni aspetto della gestione dei rifiuti in Valle d'Aosta e a denunciarne le incongruenze.

LA PROTESTA DEI PESCI DI FIUME : 25 GENNAIO 2020

TRE PRESIDI IN VALLE D’AOSTA E CIRCA CENTO IN TUTTA ITALIA PER SALVARE I NOSTRI CORSI D’ACQUA DALL’IDROELETTRICO SELVAGGIO

Comunicato stampa

La Protesta dei pesci di fiume di sabato 25 gennaio 2020 sarà una giornata di mobilitazione nazionale con sit-in presidiati contemporaneamente dalle Alpi agli Appennini dalle associazioni che da anni si battono per la salvaguardia dei torrenti di montagna contro il proliferare “selvaggio” delle centraline del mini-idroelettrico.

In Valle d’Aosta, LegambienteVda e il Comitato per la salvaguardia e la tutela di Cortlys, hanno organizzato 3 presìdi:

  • Ad Aosta sul torrente Buthier, all’altezza del ponte presso l’Arco d’Augusto;
  • Nus sul Saint Barthelemy, dove attraversa la Statale; 
  • A  Gressoney la Trinitè sul Torrente Lys a Staffal.

Gli appuntamenti saranno ad Aosta alle ore 15,15; a Nus alle ore 14,15; a Gressoney alle ore 14. Sono tutti aperti liberamente al pubblico.

L’evento sarà condiviso simultaneamente in oltre un centinaio di sit-in in tutta Italia. Verranno scattate delle foto, ritratti dei selfie e girati dei brevi filmati che saranno immediatamente inviati al promotore della manifestazione: Legambiente nazionale in collaborazione con Free Rivers Italia, il coordinamento di tutti i comitati italiani per la tutela dei fiumi liberi.

Questi sit-in vogliono riportare l’attenzione del Ministero dell’Ambiente sulla questione dell’idroelettrico. Lo scorso anno, il Decreto FER-1, pur mantenendo gli incentivi agli impianti idroelettrici nei corsi d’acqua naturali, li ha condizionati al rispetto di alcuni criteri a carattere ambientale. La manifestazione chiede al Ministro di garantire il più rigoroso rispetto di tali criteri nella concessione di incentivi.

L’incentivo di Stato è la causa principale del moltiplicarsi delle centraline e della corsa senza regole alla concessione ai prelievi idrici, che si spinge fin nei piccoli torrenti di montagna, ancora integri nella loro naturalità. Proprio su questi corsi d’acqua minori, la proliferazione di impianti idroelettrici costituirebbe una violazione della Direttiva Quadro Acque e causerebbe negli ecosistemi acquatici offese ambientali irreversibili con pesante pregiudizio per la biodiversità. Esporrebbe infine il nostro Paese ad una probabile nuova Infrazione Comunitaria.

Danni gravissimi, per un contributo di energia rinnovabile irrisorio ma sostenuto con un incentivo spropositato riconosciuto ai privati/alle imprese idroelettriche dal Gestore dei Servizi Energetici. Ricordiamo che l’incentivo è finanziato dai cittadini con le bollette delle utenze domestiche, per un importo complessivo di circa 1.301 milioni di euro all’anno, garantito ai produttori per più di vent’anni (fonte GSE – 2018).

La manifestazione vuole dare voce all’ambiente. Per questo ha scelto come suo simbolo/portavoce il Cottus Gobio, detto comunemente Scazzone. La specie, diffusa in molti fiumi di tutta l’Europa, è minacciata in Italia soprattutto dalle opere di regimazione dei corsi d’acqua e dalla diminuzione delle portate, oltre che dall’inquinamento.

E’ tempo di mobilitarsi per la vita dei nostri fiumi !

per contatti:

Legambiente Valle d’Aosta – 3385474044

Comitato per la salvaguardia e la tutela di Cortlys – 3498237393

Note sulla scelta dei siti:

Il torrente Saint-Barthelemy, affluente della Dora, scorre nel vallone omonimo e sfocia nella Dora a poca distanza dal paese di Nus. Nel suo percorso (20 km) alimenta una ventina di prelievi a scopo irriguo e una decina di impianti idroelettrici. Il torrente, già riconosciuto come corso d’acqua naturale di pregio ambientale a vocazione salmonicola, è stato canalizzato ed arginato nell’ultimo tratto dopo l’alluvione del 2000. Oggi, tra i muraglioni, scorre una quantità di acqua minima in qualsiasi stagione dell’anno. E’ l’esempio lampante del sovra sfruttamento che interessa tutti i corsi d’acqua della regione.

Il torrente Buthier (35 km), uno dei più lunghi e importanti della VdA, raccoglie tutte le acque del massiccio del Gran Combin. Fin dalle sue origini (a m.1968 s.l.m.) dà luogo all’impianto idroelettrico di Place Moulin (il più grande invaso della regione). Da lì in avanti viene captato a servizio di altri innumerevoli impianti. L’ultima captazione, appena a monte di Aosta (Signayes), dirotta le acque alla centrale di St. Marcel. Quel che resta attraversa la città, arginato in modo spropositato rispetto alle poche acque che a stento riescono a bagnare l’intero alveo.

E’ un esempio di tutti i torrenti valdostani che sono stati derivati a scopo idroelettrico.

Il torrente Lys nasce dal ghiacciaio del Monte Rosa e, dopo aver percorso per 38,5 km l’omonima valle, confluisce nella Dora. Nonostante le acque del suo bacino siano già intensamente sfruttate per la produzione idroelettrica, esistono vari nuovi progetti, in diverso stato di avanzamento. Uno di essi aggredirebbe il tratto iniziale del torrente (Cortlys), l’unico ancora conservato nel suo stato naturale all’uscita del ghiacciaio.

Anche in questo caso siamo di fronte ad un esempio di tutti i torrenti valdostani che sono stati derivati a scopo idroelettrico.

Legge “lupo” No agli abbattimenti, sì al sostegno agli allevatori

egambiente, pur apprezzando i miglioramenti apportati al testo di legge che arriva in Consiglio rispetto alla stesura iniziale della proposta, si dichiara contraria alla possibilità, per quanto remota, di abbattimento di esemplari di una specie protetta dalla legislazione europea.

L’abbattimento è infatti ritenuto dagli esperti del settore inutile, quando non dannoso, per la stessa protezione del bestiame, in quanto causa la frammentazione del branco e la presenza di un maggior numero di esemplari vaganti con conseguente aumento della predazione degli animali allevati.

Condivide invece tutte le misure del testo in oggetto atte a conciliare la presenza del lupo con le attività di chi vive e lavora in montagna: è necessario infatti operare per prevenire gli attacchi e, in caso di perdita di animali, risarcire in tempi brevi gli allevatori per i danni arrecati dal carnivoro; al tempo stesso va puntualmente e duramente repressa ogni forma di bracconaggio.

DISCARICHE DI POMPIOD E ISSOGNE DOPO IL SEQUESTRO SI SOSPENDA OGNI SCELTA IN ATTESA DEGLI ESITI DELLE INDAGINI

L’intervento delle forze dell’ordine che ha portato al sequestro della discarica di Pompiod, delineando un quadro di grave contaminazione del materiale conferito, conferma purtroppo i timori di cittadini e associazioni in quanto l’ampio raggio delle indagini, che coinvolgono anche Piemonte e Lombardia, lascia intravvedere un traffico illecito di rifiuti provenienti da aree contaminate.

Il fatto che sia contestata alla dirigente regionale, dott.ssa Mancuso, la legittimità dell’autorizzazione rilasciata, getta una luce inquietante su questo procedimento ed anche su quello, in qualche modo ”gemello”, inerente l’impianto denominato ”Chalamy”, la cui apertura era prevista ad Issogne nel 2020.

Secondo quanto ipotizzato, infatti, le deroghe concesse dalla dirigente hanno consentito di interrare a Pompiod tipologie di rifiuti inquinanti – tipologie che sono comprese anche nell’autorizzazione relativa a “Chalamy” – che quindi dovrebbero essere stoccate in impianti costruiti secondo criteri di maggiore protezione dell’ambiente, con piani di monitoraggio assai più complessi, e, infine, con una periodo di gestione post-chiusura decisamente più lungo (30 anni).

Il quadro è, a dir poco, allarmante. In in attesa degli sviluppi dell’inchiesta della magistratura, chiediamo all’Amministrazione regionale di sospendere ogni decisione in merito alle discariche di Pompiod e di Chalamy, fino a quando le indagini in corso non saranno concluse, in modo da disporre di elementi certi su quali rifiuti siano effettivamente ammissibili in un impianto destinato a stoccare inerti

Legambiente esprime inoltre soddisfazione per l’annuncio dell’aumento dell’ecotassa, che va esteso anche (ovviamente con importi minori) ai rifiuti inerti, prevedendo un meccanismo di incremento graduale negli anni, per non incidere in modo negativo sul settore edile, in forte crisi in Valle d’Aosta. L’enorme differenza di aliquota, da 1 euro a 9 euro a tonnellata, applicata agli inerti conferiti nelle discariche valdostane rispetto a quelle piemontesi, ma anche rispetto ai 4,33 euro della Lombardia, è un innegabile incentivo a trasportare questo tipo di rifiuti nella nostra regione, di fatto pratichiamo una sorta di concorrenza sleale per incentivare l’importazione di materiali da discarica!

Un adeguamento di questa aliquota, possibilmente in linea con quello piemontese per gli inerti di provenienza extraregionale, sosterrebbe la preferibile pratica del riciclaggio dei materiali compensando i relativi costi.

Allo stesso scopo, invitiamo la Regione a prevedere l’avvio di meccanismi di sgravio per le aziende che mettano in campo azioni di recupero e riutilizzo, secondo i principi dell’economia circolare già previsti dalla nostra legislazione nazionale, che consentono di trasformare i rifiuti in risorsa. In questo modo sarebbe possibile allineare la nostra regione, ferma al 30% di inerti ancora smaltiti in discarica, al resto del territorio nazionale