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Strage di volpi in VDA : Legambiente scrive all’Assessore Carrel

Gentile Assessore, siamo qui a segnalarle un eccesso venatorio a cui occorre porre rimedio.

A fine maggio 2024, durante una riunione della Consulta faunistico venatoria, un rappresentante della Consulta segnalava che in una zona del proprio Comune le volpi ribaltano i mastelli delle immondizie alla ricerca di cibo. Da particolare e locale il problema viene posto come generale, e lo spietato delegato propone di dare un premio ai cacciatori che uccidono le volpi, su tutto il territorio regionale, riconoscendo loro una nota di merito, cioè un bonus, nell’assegnazione dei capi di ungulati da abbattere nella stagione venatoria successiva.

L’assemblea rispondeva che non ci sono tetti al prelievo di volpi (chi vuole già adesso è libero di cacciare le volpi, senza bisogno di introdurre incentivi) e dirottava l’eventuale questione al Comitato regionale per la gestione venatoria, l’assessore Carrel evidenziava che non verrà inserita alcuna premialità all’interno del Calendario venatorio e il rappresentante delle associazioni ambientaliste si esprimeva nettamente contro il messaggio da marketing venatorio.

La proposta veniva a questo punto ripresentata, nelle settimane successive, all’interno del Comitato regionale per la gestione venatoria e, con voto nuovamente contrario della rappresentanza ambientalista, favorevolmente accolta.

Adesso, a stagione venatoria avanzata, vengono segnalate decine di carcasse di volpi abbattute e abbandonate nei prati e nei boschi, tanto che il Comitato ha dovuto fare una circolare interna invitando ad atteggiamenti più civili riguardo lo smaltimento o l’occultamento degli animali (la cui carne non è di interesse commestibile). Se in passato in Valle venivano mediamente uccise 5 volpi all’anno, è possibile adesso ipotizzare la strage di centinaia di volpi.

Eppure le volpi mangiano topi e altri piccoli animali, fanno parte dell’equilibrio biologico, sono anche una attrazione turistica al pari di tanti altri animali presenti sui nostri territori. La fauna selvatica è patrimonio della comunità, appartiene a tutti e non ai soli cacciatori; e riguardo ai rifiuti urbani si possono sicuramente trovare altre soluzioni.

Riteniamo questa disposizione un eccesso venatorio.

Chiediamo quindi che l’amministrazione regionale elimini il bonus che il Comitato per la gestione venatoria si è autoassegnato, intervenendo in tal senso direttamente nel prossimo Calendario venatorio.

PIÙ RUSPE CHE CAMOSCI IN VALLE D’AOSTA

Quest’estate sulle montagne della Valle d’Aosta abbiamo visto più ruspe che camosci”: questo ci ha detto una turista abituale della Regione.

In effetti, in Valle di ruspe in azione ne vediamo tante e da sempre. La novità (per noi negativa) è il fatto che le ruspe salgono sempre più in alta quota, ai piedi dei ghiacciai e sopra i ghiacciai, in una rincorsa nei confronti dei cambiamenti climatici.

Abbiamo denunciato nell’autunno passato lo sconvolgimento del ghiacciaio ai piedi del Cervino per realizzare la pista per la Coppa del mondo e, in primavera, abbiamo segnalato gli ingenti movimenti terra che hanno stravolto i connotati del territorio sopra Pila per realizzare le nuove piste e gli impianti legati al ristorante a forma di stella.

Quest’estate è stata la volta del comprensorio sciistico a monte di Champorcher. Sbancamenti e scavi per creare un invaso di innevamento artificiale a Laris, utilizzando le acque dell’omonimo torrente e quelle del torrente Ayasse. In questo caso quello che è particolarmente grave è il fatto che, per creare l’invaso, si è in gran parte distrutta una torbiera, che rappresenta un archivio naturale e antropico, un ecosistema altamente fragile, importante e tutelato a livello europeo.

Una torbiera è un vero documento storico-archeologico, oltre che un biotopo raro e interessante, ci racconta la storia a partire da più di 11000 anni fa, contiene la storia del clima e delle sue variazioni, attraverso l’avanzata e il ritiro dei ghiacciai e il loro rapporto con le popolazioni preistoriche e protostoriche.

I pollini contenuti all’interno della torbiera ci raccontano la storia degli ultimi 3000 anni.

L’importanza biologica e scientifica delle torbiere è stata avallata di recente dagli studi di Cesare Ravazzi e di Elisabetta Brugiapaglia effettuati all’alpe Cortlys e nel Vallone San Grato.

L’ottima conservazione del sito di Laris poteva favorire lo studio e l’analisi della frequentazione umana nei secoli e della coltivazione di cereali, ben documentata dalla presenza di un “grenier” a una quota di 1900 m.s.l.m. in stato di degrado.

L’intensa frequentazione e uso dei pascoli è anche dimostrata dai documenti storici fin dal XIII° e XIV° secolo.

La creazione dell’invaso comporta l’asportazione dei depositi torbosi con scavi e sterri alti anche oltre i 3 m., lo scavo di profonde trincee per posizionare le condotte di innevamento. Per favorire le piste il terreno viene rimodellato nelle pendenze, con scavi e riporti che interessano un’area molto ampia

Ricordiamo che vicino al futuro invaso c’è un piccolo nucleo di antiche abitazioni, il che dimostra che i luoghi erano già frequentati, almeno nel periodo estivo, già nel Medioevo.

L’intera asportazione della porzione torbosa andrebbe a cancellare un potenziale archivio di informazioni millenarie sull’evoluzione di questo settore alpino e sulle trasformazioni che questo ha subito per conto dell’uomo nell’arco di questi ultimi secoli”: così si conclude la Relazione archeologica preventiva sul sito predisposta a cura di Mauro Cortelazzo e Ada Gabucci.

 

Per quanto riguarda le finalità e le conseguenze dell’intervento, riconosciamo che, almeno al momento, gli amanti dello sci siano molto più numerosi rispetto a quelli interessati alla storia, alla natura e al paesaggio.

Però potrebbe venire il giorno in cui, venendo a mancare del tutto la possibilità di produrre la neve artificiale, magari si rimpiangeranno le risorse naturali distrutte: le scelte attuali condizionano infatti le prospettive future.

Un po’ di lungimiranza non guasterebbe.

 

Processo per il Lago di Lod. Martedì nuova udienza ad Aosta.

Il lago di Lod di Chamois torna in Tribunale ad Aosta martedì p.v. 8 ottobre: riprende il processo per il danneggiamento paesaggistico ed ambientale del Lago, che vede come imputato il Sindaco di Chamois Lorenzo Mario Pucci.
Per circa 3 mesi, da marzo a giugno 2022, il lago non fu alimentato, come abitualmente accadeva; il consistente e preoccupante abbassamento del livello dell’acqua e l’assenza di ricircolo provocarono danni alle specie floro-faunistiche ed allequilibrio dell’ ecosistema, determinando un importante danno naturalistico e paesaggistico.
Legambiente ed il Comitato per la Salvaguardia del Lago avevano segnalato alle istituzioni competenti l’evidente degrado del lago, dando avvio alle indagini.
Nei mesi scorsi Legambiente VdA è stata ammessa al processo come parte civile: martedì saranno sentiti i testi che ha convocato.

SOPRALLUOGO AL COL RANZOLA

Sabato 14 settembre, sfidando le particolari condizioni meteo per giornata di freddo e vento, insieme ad una trentina di soci, di simpatizzanti e di semplici curiosi, Legambiente ha condotto un sopralluogo al Col Ranzola.

Lungo il percorso sono state fatte delle tappe per osservare l’orografia dei luoghi e mettere a confronto ciò che vedevamo con le planimetrie dello studio di fattibilità in mano alle amministrazioni che l’hanno commissionato.

Abbiamo così potuto constatare che non esiste alcuna strada da “riqualificare”: il tracciato – dal lato Gressoney totalmente ex novo – impatterebbe in maniera drammatica sul territorio, andando a tagliare zone tipicamente esposte a dissesto idrogeologico e così indebolendole.

Nel tratto tra le due vallate, una targa ricorda che di qui passò il grande scrittore e filosofo russo Lev Tolstoj, che ne parla nei suoi diari. Intorno al colle si riconoscono manufatti di interesse storico e archeologico.

Nonostante la giornata climaticamente atipica per la stagione, numerose persone transitano, in salita sia da Estoul sia da Gressoney. Tra i curiosi, quelli cioè saliti al colle non “prevenuti”, l’osservazione delle carte di progetto toglie le residue perplessità. Uno di loro ci chiede: “perché spendere milioni di euro per rovinare un posto così magico e renderlo più fragile, in un contesto di cambiamenti climatici che richiederebbe, al contrario, azioni di mitigazione, non opere di ulteriore assalto al territorio?”.

Ecco, forse in questa domanda risiede il centro della nostra opposizione ad un progetto che, vedendo le carte direttamente sul campo, appare ancora più insensato.

I giochi sono ancora aperTI

GLI SCONVOLGIMENTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI E IL BISOGNO DI ADATTAMENTO. UN INCONTRO PUBLICO AD OYACE.

 

Si terrà ad Oyace, il 21 agosto prossimo dalle ore 17 alle 19,30 un incntro dedicato al tema del necessario adattamento ai cambiamenti climatici, focalizzando il tema sulle nostre montagne. Partecipa! 

Info e programma nella locandina sottostante.

Per iscriversi e partecipare clicca : https://forms.office.com/e/Vd0ic0fLEv

Per info: martina.bosica@legambientepiemonte.it